La meditazione del Ritiro spirituale di novembre 2011

USMI – ARCIDIOCESI DI GAETA (Lt)
RITIRO SPIRITUALE – MESE DI NOVEMBRE
Domenica 20 novembre 2011

La parola di Dio nella vita consacrata

Introduzione
Partiamo dal testo della sacra scrittura Eb.4,1-16

[1] [Noi] dovremmo dunque avere il timore che, mentre rimane ancora in vigore la promessa di entrare nel suo riposo, qualcuno di voi ne sia giudicato escluso. [2] Poiché anche noi, come quelli, abbiamo ricevuto il Vangelo: ma a loro la parola udita non giovò affatto, perché non sono rimasti uniti a quelli che avevano ascoltato con fede. [3] Infatti noi, che abbiamo creduto, entriamo in quel riposo, come egli ha detto: “Così ho giurato nella mia ira: non entreranno nel mio riposo!”. Questo, benché le sue opere fossero compiute fin dalla fondazione del mondo. [4] Si dice infatti in un passo della Scrittura a proposito del settimo giorno: “E nel settimo giorno Dio si riposò da tutte le sue opere.”. [5] E ancora in questo passo: “Non entreranno nel mio riposo!” [6] Poiché dunque risulta che alcuni entrano in quel riposo e quelli che per primi ricevettero il Vangelo non vi entrarono a causa della loro disobbedienza, [7] Dio fissa di nuovo un giorno, oggi, dicendo mediante Davide, dopo tanto tempo: “Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori!”. [8] Se Giosuè infatti li avesse introdotti in quel riposo, Dio non avrebbe parlato, in seguito, di un altro giorno. [9] Dunque, per il popolo di Dio è riservato un riposo sabbatico. [10] Chi infatti è entrato nel riposo di lui, riposa anch’egli dalle sue opere, come Dio dalle proprie. [11] Affrettiamoci dunque a entrare in quel riposo, perché nessuno cada nello stesso tipo di disobbedienza. [12] Infatti la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore. [13] Non vi è creatura che possa nascondersi davanti a Dio, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi di colui al quale noi dobbiamo rendere conto. [14] Dunque, poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli, Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della fede. [15] Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato. [16] Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno.

COME UNA SPADA A DOPPIO TAGLIO: UNA PAROLA DA CUI LASCIARSI FERIRE E GUARIRE

Se leggessimo solo una parte del brano di questo incontro, fermandoci al vv. 12-13, potremmo correre il rischio di immaginare la Parola di Dio come un giustiziere implacabile, pronto a dare ad ognuno di noi il colpo mortale. Saremmo cioè nella situazione degli israeliti, fermi alla Legge e all’Antico Testamento, e concluderemmo con l’apostolo Paolo che: “In virtù delle opere della legge nessun uomo sarà giustificato” (Rm 3,20). Occorre invece proseguire la lettura fino alla fine del testo, per incontrare Gesù Cristo, sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli e che conosce le nostre debolezze. Professiamo dunque la nostra fede in Lui, e riceveremo da Lui misericordia e grazia.

Leggiamo lo “Shemà Israel”:

Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do,ti stiano fissi nel cuore. Li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando ti troverai in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte. (Dt 6,4-9).

A-Ripartiamo dal Sinodo dei Vescovi su “LA PAROLA DI DIO NELLA VITA E NELLA MISSIONE DELLA CHIESA” svoltosi ad ottobre del 2008.
Cosa dice i Sinodo a proposito delle persone consacrate? Ovvero del rapporto tra parola di Dio e vita consacrata?

A1-Il servizio delle persone consacrate

In questo cammino della Parola di Dio nel popolo cristiano un ruolo specifico hanno le persone di vita consacrata. Esse, come sottolinea il Concilio Vaticano II, «abbiano quotidianamente tra le mani la Sacra Scrittura, affinché dalla lettura e dalla meditazione dei Libri Sacri imparino “la sovreminente scienza di Gesù Cristo” (Fil 3, 8)» (PC 6) e trovino rinnovato slancio nel loro compito di educazione e di evangelizzazione specie dei poveri, dei piccoli e degli ultimi, tramite gli scritti del Nuovo Testamento «soprattutto i Vangeli, che sono “il cuore di tutte le Scritture” […], promovendo nei modi consoni al proprio carisma scuole di preghiera, di spiritualità e di lettura orante della Scrittura».

Per le persone consacrate il Testo biblico deve diventare oggetto di una quotidiana ruminatio e di confronto per un discernimento personale e comunitario in vista dell’evangelizzazione. Quando l’uomo inizia a leggere le divine Scritture – riteneva Sant’Ambrogio – Dio torna a passeggiare con lui nel paradiso terrestre. La lettura orante della Parola, fatta insieme ai giovani, è la strada per una rinnovata crescita vocazionale e per un fecondo ritorno al Vangelo e allo spirito dei fondatori, tanto auspicato dal Concilio Vaticano II e recentemente riproposto da Sua Santità Benedetto XVI alle persone di vita consacrata. In particolare, le persone consacrate valorizzino il confronto comunitario con la Parola di Dio, che recherà comunione fraterna, gioiosa condivisione delle esperienze di Dio nella loro vita e faciliterà loro una crescita nella vita spirituale. Il Papa Giovanni Paolo II affermava: «La Parola di Dio è la prima sorgente di ogni spiritualità cristiana. Essa alimenta un rapporto personale con il Dio vivente e con la sua volontà salvifica e santificante. È per questo che la Lectio Divina, fin dalla nascita degli Istituti di vita consacrata, in particolar modo nel monachesimo, ha ricevuto la più alta considerazione. Grazie ad essa, la Parola di Dio viene trasferita nella vita, sulla quale proietta la luce della sapienza che è dono dello Spirito» (n.52).

A2- I punti cardini dell’uso della Parola di Dio

1. Un uso quotidiano, tramite la liturgia delle ore, la partecipazione alla messa, la lectio divina, la lettura personale, l’ascolto della radio, seguendo programmi religiosi di catechesi e formazione biblica. Le comunità stabiliscano il tempo per queste cose essenziali per ascoltare la parola di Dio, nel loro progetto comunitario.

2. Rinnovare il proprio apostolato alla luce della parola di Dio. Il testo sacro sia di supporto alla loro evangelizzazione nella formazione dei giovani, dei bambini, degli adulti, degli anziani, di tutte le categorie umane ed ecclesiali da loro curate. Anche i luoghi dove svolgono il loro apostolato siano intrisi di parola di Dio, attraverso richiami visivi, poster, libri, biblioteche, altre forme di comunicazione moderna o antica. La casa religiosa sia la casa della parola di Dio. Chi vi entra respiri questo clima di accentramento sulla parola che è vita.

3. Si concentrino soprattutto sui testi dei quattro evangeli, magari scegliendo un percorso di formazione annuale, che investa un quadriennio di formazione delle religiose e di quanti riferimento a loro o alle loro istituzioni.

4. Promuovere scuole di preghiera o più accessibili cenacoli di preghiera, valorizzando i testi sacri e i commenti adatti, secondo il carisma dei vari istituti. Oggi tali iniziative vengono incoraggiate dai vari centri delle rispettive congregazioni femminili.

5. A livello di singola religiosa, il confronto con la parola per una personale revisione della vita deve essere quotidiano e direi sistematico durante la giornata. La liturgia delle ore, fatta con devozione, ci può aiutare in questo confronto e in questo rinnovamento. Quanto sia difficile mantenere il ritmo della preghiera costante durante la giornata lo si capisce alla luce dei risultati che abbiamo nel campo vocazionale.

6. A livello pastorale: quelle comunità che possono permetterselo, in quanto ci sono soggetti e i carismi sono ben articolati e contemperati, ci sia la possibilità di condividere con i giovani la lettura orante della parola. E’ un progetto che va elaborato in sintonia con le parrocchie e con i parroci, non sempre disponibili a questo. Ciò al fine della promozione vocazionale. Il carisma d’istituto va inquadrato in un cammino biblico e raffrontato costantemente con esso. Si tratta di un’esperienza esodale.

7. A livello comunitario, la parola di Dio non può assolutamente mancare come opportunità concreta per rinsaldare i vincoli di carità, promuovere un clima di gioia, favorire la riconciliazione e il perdono e superare i tanti steccati che si possono alzare per contrasti personali, culturali, pregiudizi o semplici problemi quotidiani. Ripartire dall’armonia comunitaria per innalzare il livello di vita interiore e spirituale. La nostra povertà interiore è causa anche della povertà delle relazioni tra noi religiosi.

8. L’obbligatorietà quotidiana della lectio divina nelle comunità religiose. Siano i superiori i primi esperti di questo ministero e servizio alla loro comunità. In caso contrario e difficoltà di vario genere ci siano religiose addette a tale scopo, magari alternandosi nei ruoli e nell’impegno, che richiede preparazione e competenza, ma soprattutto generosità interiore e disponibilità al servizio. Anche se è possibile la lettura completa del testo biblico, secondo uno schema annuale. Molte religiose non hanno mai letto per intero la Bibbia. Ci sono anche sussidi video ed audio al riguardo.

B- ESORTAZIONE APOSTOLICA POST-SINODALE VITA CONSECRATA

DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II CIRCA LA VITA CONSACRATA E LA SUA MISSIONE NELLA CHIESA E NEL MONDO

Oggi XXXIV Domenica del Tempo Ordinario- Conclusione dell’anno liturgico. Cristo Re dell’universo.

1.Dimensione escatologica della vita consacrata

Il Concilio Vaticano II ripropone questo insegnamento quando afferma che la consacrazione «meglio preannunzia la futura risurrezione e la gloria del Regno celeste». Questo fa innanzitutto la scelta verginale, sempre intesa dalla tradizione come un’anticipazione del mondo definitivo, che già fin da ora opera e trasforma l’uomo nella sua interezza. Le persone che hanno dedicato la loro vita a Cristo non possono non vivere nel desiderio di incontrarLo per essere finalmente e per sempre con Lui. Di qui l’ardente attesa, di qui il desiderio di «immergersi nel Focolare d’amore che brucia in esse e che altri non è che lo Spirito Santo», attesa e desiderio sostenuti dai doni che il Signore liberamente concede a coloro che aspirano alle cose di lassù (cfr Col 3, 1). Fissa nelle cose del Signore, la persona consacrata ricorda che «non abbiamo quaggiù una città stabile» (Eb 13, 14), perché «la nostra patria è nei cieli» (Fil 3, 20). Sola cosa necessaria è cercare «il Regno di Dio e la sua giustizia» (Mt 6, 33), invocando incessantemente la venuta del Signore (n.26)

2.Un’attesa operosa: impegno e vigilanza

«Vieni Signore Gesù» (Ap 22, 20). Questa attesa è tutt’altro che inerte: pur rivolgendosi al Regno futuro, essa si traduce in lavoro e missione, perché il Regno si renda già presente ora attraverso l’instaurazione dello spirito delle Beatitudini, capace di suscitare anche nella società umana istanze efficaci di giustizia, di pace, di solidarietà e di perdono. Questo è dimostrato ampiamente dalla storia della vita consacrata, che sempre ha prodotto frutti abbondanti anche per il mondo. Con i loro carismi le persone consacrate diventano un segno dello Spirito in ordine ad un futuro nuovo, illuminato dalla fede e dalla speranza cristiana. La tensione escatologica si converte in missione , affinché il Regno si affermi in modo crescente qui ed ora. Alla supplica: «Vieni, Signore Gesù!», si unisce l’altra invocazione: «Venga il tuo Regno» (Mt 6, 10).Chi attende vigile il compimento delle promesse di Cristo è in grado di infondere speranza anche ai suoi fratelli e sorelle, spesso sfiduciati e pessimisti riguardo al futuro. La sua è una speranza fondata sulla promessa di Dio contenuta nella Parola rivelata: la storia degli uomini cammina verso il nuovo cielo e la nuova terra (cfr Ap 21, 1), in cui il Signore «tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate» (Ap 21, 4). La vita consacrata è al servizio di questa definitiva irradiazione della gloria divina, quando ogni carne vedrà la salvezza di Dio (cfr Lc 3, 6; Is 40, 5). L’Oriente cristiano sottolinea questa dimensione quando considera i monaci come angeli di Dio sulla terra, che annunciano il rinnovamento del mondo in Cristo. In Occidente il monachesimo è celebrazione di memoria e vigilia: memoria delle meraviglie operate da Dio, vigilia del compimento ultimo della speranza. Il messaggio del monachesimo e della vita contemplativa ripete incessantemente che il primato di Dio è per l’esistenza umana pienezza di significato e di gioia, perché l’uomo è fatto per Dio ed è inquieto finché in Lui non trova pace.

3.La Vergine Maria, modello di consacrazione e di sequela
Maria è colei che, fin dalla sua concezione immacolata, più perfettamente riflette la divina bellezza. «Tutta bella» è il titolo con cui la Chiesa la invoca. «Il rapporto con Maria Santissima, che ogni fedele ha in conseguenza della sua unione con Cristo, risulta ancora più accentuato nella vita delle persone consacrate. […] In tutti (gli Istituti di vita consacrata) vi è la convinzione che la presenza di Maria abbia un’importanza fondamentale sia per la vita spirituale di ogni singola anima consacrata, sia per la consistenza, l’unità, il progresso di tutta la comunità». Maria, in effetti, è esempio sublime di perfetta consacrazione, nella piena appartenenza e totale dedizione a Dio. Scelta dal Signore, il quale ha voluto compiere in Lei il mistero dell’Incarnazione, ricorda ai consacrati il primato dell’iniziativa di Dio. Al tempo stesso, avendo dato il suo assenso alla divina Parola, che si è fatta carne in Lei, Maria si pone come modello dell’accoglienza della grazia da parte della creatura umana. Vicina a Cristo, insieme con Giuseppe, nella vita nascosta di Nazaret, presente accanto al Figlio in momenti cruciali della sua vita pubblica, la Vergine è maestra di sequela incondizionata e di assiduo servizio. In Lei, «tempio dello Spirito Santo», rifulge così tutto lo splendore della nuova creatura. La vita consacrata guarda a Lei come a modello sublime di consacrazione al Padre, di unione col Figlio e di docilità allo Spirito, nella consapevolezza che aderire «al genere di vita verginale e povera» di Cristo significa far proprio anche il genere di vita di Maria. Nella Vergine la persona consacrata incontra, inoltre, una Madre a titolo del tutto speciale. Infatti, se la nuova maternità conferita a Maria sul Calvario è un dono fatto a tutti i cristiani, essa ha un valore specifico per chi ha consacrato pienamente la propria vita a Cristo. «Ecco la tua madre!» (Gv 19, 27): le parole di Gesù al «discepolo che egli amava» (Gv 19, 26) assumono particolare profondità nella vita della persona consacrata. Essa è chiamata, infatti, con Giovanni a prendere con sé Maria Santissima (cfr Gv 19, 27), amandola e imitandola con la radicalità propria della sua vocazione e sperimentandone, di rimando, una speciale tenerezza materna. La Vergine le comunica quell’amore che le consente di offrire ogni giorno la vita per Cristo, cooperando con Lui alla salvezza del mondo. Per questo il rapporto filiale con Maria costituisce la via privilegiata per la fedeltà alla vocazione ricevuta e un aiuto efficacissimo per progredire in essa e viverla in pienezza (n.28).

A. Alcuni aspetti da sottolineare

1.Le persone che hanno dedicato la loro vita a Cristo non possono non vivere nel desiderio di incontrarLo per essere finalmente e per sempre con Lui. Questo incontro lo diamo per scontato e per certo nella Parola di Dio, ma anche nella vita sacramentale, in particolare attraverso il sacramento dell’eucaristia e della penitenza. Saper far tesoro della parola e dei sacramenti. Nell’eucaristia noi anticipiamo e sperimentiamo il banchetto definitivo nel Regno eterno di Dio.

2. L’ attesa del Regno futuro si traduce in lavoro e missione, perché il Regno si renda già presente ora attraverso l’instaurazione dello spirito delle Beatitudini, capace di suscitare anche nella società umana istanze efficaci di giustizia, di pace, di solidarietà e di perdono. Il discorso delle Beatitudini deve pervadere lo stile di vita della persona consacrata.

3.Maria è esempio sublime di perfetta consacrazione, nella piena appartenenza e totale dedizione a Dio. Scelta dal Signore, il quale ha voluto compiere in Lei il mistero dell’Incarnazione, ricorda ai consacrati il primato dell’iniziativa di Dio. Il Verbo di Dio si è fatto carne nel grembo verginale di Maria. I religiosi devono incarnare la Parola di Dio, il Verbo di Dio nella loro vita e missione.

C- Conclusione

1. Dal Motu proprio di Benedetto XVI: Porta Fidei

“Non possiamo accettare che il sale diventi insipido e la luce sia tenuta nascosta (cfr Mt 5,13-16). Anche l’uomo di oggi può sentire di nuovo il bisogno di recarsi come la samaritana al pozzo per ascoltare Gesù, che invita a credere in Lui e ad attingere alla sua sorgente, zampillante di acqua viva (cfr Gv 4,14). Dobbiamo ritrovare il gusto di nutrirci della Parola di Dio, trasmessa dalla Chiesa in modo fedele, e del Pane della vita, offerti a sostegno di quanti sono suoi discepoli (cfr Gv 6,51). L’insegnamento di Gesù, infatti, risuona ancora ai nostri giorni con la stessa forza: “Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la via eterna” (Gv 6,27). L’interrogativo posto da quanti lo ascoltavano è lo stesso anche per noi oggi: “Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?” (Gv 6,28). Conosciamo la risposta di Gesù: “Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato” (Gv 6,29). Credere in Gesù Cristo, dunque, è la via per poter giungere in modo definitivo alla salvezza.

2. Orazione conclusiva, tratta da Vita Consecrata

Maria, figura della Chiesa, Sposa senza ruga e senza macchia, che imitandoti «conserva verginalmente integra la fede, salda la speranza, sincera la carità», sostieni le persone consacrate nel loro tendere all’eterna e unica Beatitudine.

A Te, Vergine della Visitazione, le affidiamo, perché sappiano correre incontro alle necessità umane, per portare aiuto, ma soprattutto per portare Gesù. Insegna loro a proclamare le meraviglie che il Signore compie nel mondo, perché i popoli tutti magnifichino il suo nome. Sostienile nella loro opera a favore dei poveri, degli affamati, dei senza speranza, degli ultimi e di tutti coloro che cercano il Figlio tuo con cuore sincero.

A te, Madre, che vuoi il rinnovamento spirituale e apostolico dei tuoi figli e figlie nella risposta d’amore e di dedizione totale a Cristo, rivolgiamo fiduciosi la nostra preghiera. Tu che hai fatto la volontà del Padre, pronta nell’obbedienza, coraggiosa nella povertà, accogliente nella verginità feconda, ottieni dal tuo divin Figlio che quanti hanno ricevuto il dono di seguirlo nella vita consacrata lo sappiano testimoniare con una esistenza trasfigurata, camminando gioiosamente, con tutti gli altri fratelli e sorelle, verso la patria celeste e la luce che non conosce tramonto.

Te lo chiediamo, perché in tutti e in tutto sia glorificato, benedetto e amato il Sommo Signore di tutte le cose che è Padre, Figlio e Spirito Santo. Amen.

Padre Antonio Rungi C.P.

La meditazione del Ritiro spirituale di novembre 2011ultima modifica: 2011-11-21T18:37:00+01:00da pace2005
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