La meditazione del ritiro mensile alle Suore dell’Arcidiocesi di Gaeta

Ritiro mensile delle Suore dell’Arcidiocesi di Gaeta

Domenica 15 Gennaio 2012- Formia – Suore Pallottine- Via Lavanga

Meditazione di padre Antonio Rungi

 

“Lampada ai miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino”

 

1.Introduzione

 

Il tema della meditazione di questo mese iniziale del nuovo anno del Signore 2012, è un versetto tratto dal Salmo 118 [119]: “Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino” (v. 105).

 

Nel percorso della nostra vita terrena, abbiamo bisogno di luce, soprattutto quando il dubbio e la notte oscura dell’anima si fa strada nella nostra vita e non sappiamo cosa fare. La parola di Dio è questa lampada che ci accompagna per comprendere e leggere i segni dei tempi, i segni del nostro momento personale che stiamo vivendo. La lampada infatti serve per fare luce nelle notti naturali, ma nel caso specifico, riferito alla parola di Dio, per portare luce quando è necessario per il nostro cammino sicuro. Ecco perché strettamente correlato al tema della lampada oggetto per fare luce, è il tema della luce, che guida la nostra esistenza tra le tante tenebre della storia presente. Luce sul nostro cammino diventa così la parola di Dio.

 

La parte più specifica al nostro tema del Salmo 118.

[100] Ho più senno degli anziani, perché osservo i tuoi precetti. [101] Tengo lontano i miei passi da ogni via di male, per custodire la tua parola. [102] Non mi allontano dai tuoi giudizi, perché sei tu ad istruirmi. [103] Quanto sono dolci al mio palato le tue parole: più del miele per la mia bocca. [104] Dai tuoi decreti ricevo intelligenza, per questo odio ogni via di menzogna. [105] Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino. [106] Ho giurato, e lo confermo, di custodire i tuoi precetti di giustizia. [107] Sono stanco di soffrire, Signore, dammi vita secondo la tua parola. [108] Signore, gradisci le offerte delle mie labbra, insegnami i tuoi giudizi.[109] La mia vita è sempre in pericolo, ma non dimentico la tua legge. [110] Gli empi mi hanno teso i loro lacci, ma non ho deviato dai tuoi precetti. [111] Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti, sono essi la gioia del mio cuore. [112] Ho piegato il mio cuore ai tuoi comandamenti, in essi è la mia ricompensa per sempre.

 

2. Commento e riflessione

Il novello Beato Giovanni Paolo II ha commentato così queste parole del Salmo 118: “L’orante si effonde nella lode della Legge di Dio, che egli adotta come lampada per i suoi passi nel cammino spesso oscuro della vita”. Dio si rivela nella storia, parla agli uomini e la sua parola è creatrice.

In effetti, il concetto ebraico “dabar”, abitualmente tradotto con il termine “parola”, sta a significare tanto parola che atto. Dio dice ciò che è e fa (si rivela)  e fa ciò che dice (creazione e redenzione).  Tutta la Scrittura è intessuta di questa efficacia della Parola di Dio che è rivelatrice e santificatrice.

 

Dal Libro della Genesi- cap.1

[3] Dio disse: “Sia la luce!”. E la luce fu.

[6] Dio disse: “Sia il firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque”.

[9] Dio disse: “Le acque che sono sotto il cielo, si raccolgano in un solo luogo e appaia l’asciutto”. E così avvenne.

[11] E Dio disse: “La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che facciano sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la sua specie”. E così avvenne:

[14] Dio disse: “Ci siano luci nel firmamento del cielo, per distinguere il giorno dalla notte; servano da segni per le stagioni, per i giorni e per gli anni.

[20] Dio disse: “Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo”.

[24] Dio disse: “La terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e bestie selvatiche secondo la loro specie”. E così avvenne:

[26] E Dio disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra”.

 

Isaia- Cap.55

[10] Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme al seminatore e pane da mangiare, [11] così sarà della parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata.

 

Nell’Antico Testamento annuncia ai figli d’Israele la venuta del Messia e l’instaurazione di una “nuova” alleanza; nel Verbo fatto carne Egli compie le sue promesse. Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo, è la Parola unica, perfetta e definitiva del Padre, il quale in lui dice tutto, e non ci sarà altra parola che quella. Lo Spirito Santo, che ha guidato il popolo eletto, apre il cuore dei credenti all’intelligenza di quanto è in esse contenuto. Ma opera anche il grande miracolo della transustanziazione del pane nel corpo di Cristo e del vino nel sangue di Cristo nella celebrazione dell’eucaristica.

 

Sappiamo con certezza di fede che per avanzare nel pellegrinaggio terreno verso la Patria celeste, abbiamo tutti bisogno di nutrirci della parola e del pane di Vita eterna, inseparabili tra loro!

 

Gli Apostoli hanno accolto la parola di salvezza e l’hanno tramandata ai loro successori come un gioiello prezioso custodito nel sicuro scrigno della Chiesa.

 

Non è facile riconoscere ed incontrare l’autentica felicità nel mondo in cui viviamo, in cui l’uomo è spesso ostaggio di correnti di pensiero, che lo conducono, pur credendosi “libero”, a perdersi negli errori o nelle illusioni di ideologie aberranti.

 

E’ urgente “liberare la libertà” (cfr Enciclica Veritatis splendor, 86), rischiarare l’oscurità in cui l’umanità sta brancolando.

 

Gesù ha indicato come ciò possa avvenire: “Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv 8, 31-32).

 

Il Verbo incarnato, Parola di Verità, ci rende liberi e dirige la nostra libertà verso il bene.  I pensieri di Dio non sono quelli degli uomini; contemplare il vero Dio e a leggere gli avvenimenti della storia con i suoi occhi; gustare in pienezza la gioia che nasce dalla verità.  Sul cammino della vita, non facile né privo di insidie, possiamo incontrare difficoltà e sofferenze e a volte saremo tentati di esclamare con il Salmista: “Sono stanco di soffrire” (Sal 118 [119],v. 107). Non dimentichiamo mai di aggiungere insieme con lui: “Signore, dammi vita secondo la tua parola… La mia vita è sempre in pericolo, ma non dimentico la tua legge”. La presenza amorevole di Dio, attraverso la sua parola, è lampada che dissipa le tenebre della paura e rischiara il cammino anche nei momenti più difficili.

 

3.L’efficacia della parola di Dio

Scrive l’Autore della Lettera agli Ebrei: “La parola di Dio è viva, efficace e  più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore” (4,12). Occorre prendere sul serio l’esortazione a considerare la parola di Dio come un’”arma” indispensabile nella lotta spirituale; essa agisce efficacemente e porta frutto se impariamo ad ascoltarla, per poi obbedire ad essa. “Obbedire nella fede è sottomettersi liberamente alla Parola ascoltata, perché la sua verità è garantita da Dio, il quale è la Verità stessa” Se Abramo è il modello di questo ascolto che è obbedienza, Salomone si rivela a sua volta un ricercatore appassionato della sapienza racchiusa nella Parola. Quando Dio gli propone: “Chiedimi ciò che io devo concederti”, il saggio re risponde: “Concedi al tuo servo un cuore docile” (1 Re 3,5.9). Il segreto per avere “un cuore docile” è di formarsi un cuore capace di ascoltare. Ciò si ottiene meditando senza sosta la parola di Dio e restandovi radicati, mediante l’impegno di conoscerla sempre meglio.

 

Una via ben collaudata per approfondire e gustare la parola di Dio è la lectio divina, che costituisce un vero e proprio itinerario spirituale a tappe. La lettura, lo studio e la meditazione della Parola devono poi sfociare in una vita di coerente adesione a Cristo ed ai suoi insegnamenti.  

 

Avverte San Giacomo: “Siate di quelli che mettono in pratica la Parola e non soltanto ascoltatori, illudendo voi stessi. Perché se uno ascolta soltanto e non mette in pratica la Parola, somiglia a un uomo che osserva il proprio volto in uno specchio: appena s’è osservato, se ne va, e subito dimentica com’era. Chi invece fissa lo sguardo sulla legge perfetta, la legge della libertà, e le resta fedele, non come un ascoltatore smemorato ma come uno che la mette in pratica, questi troverà la sua felicità nel praticarla”. Chi ascolta la parola di Dio e ad essa fa costante riferimento poggia la propria esistenza su un saldo fondamento. “Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica – dice Gesù – è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia” (Mt 7,24): non cederà alle intemperie.

Costruire la vita su Cristo, accogliendone con gioia la parola e mettendone in pratica gli insegnamenti: ecco, quale dev’essere il vostro programma! E’ urgente che sorga una nuova generazione di apostoli radicati nella parola di Cristo, capaci di rispondere alle sfide del nostro tempo e pronti a diffondere

dappertutto il Vangelo. Questo vi chiede il Signore e se Gesù vi chiama, non abbiate paura di rispondergli con generosità, specialmente quando vi propone di seguirlo. Non abbiate paura; fidatevi di Lui e non resterete delusi.

 

Il Vangelo di Giovanni:

“Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (13,34) e scopriremo ancor più a fondo come lo Spirito Santo sia Spirito d’amore, che infonde in noi la carità divina e ci rende sensibili ai  bisogni materiali e spirituali dei fratelli. Sin d’ora, in un clima di incessante ascolto della parola di Dio, invocate lo Spirito Santo, Spirito di fortezza e di testimonianza, perché vi renda capaci di proclamare senza timore il Vangelo sino agli estremi confini della terra. Maria, presente nel Cenacolo con gli Apostoli in attesa della Pentecoste, vi sia madre e guida. Vi insegni ad accogliere la parola di Dio, a conservarla e a meditarla nel vostro cuore (cfr Lc 2,19) come Lei ha fatto durante tutta la vita. Vi incoraggi a dire il vostro “sì” al Signore, vivendo l’”obbedienza della fede”. Vi aiuti a restare saldi nella fede, costanti nella speranza, perseveranti nella carità, sempre docili alla parola di Dio.

 

4. La formazione negli istituti religiosi: 

Vita unificata nello Spirito Santo (Sulla formazione dei consacrati)

 

«Coloro che professano i consigli evangelici cercano Dio e amano sopra ogni cosa Lui che ci ha amati per primo (I Gv 4, 10), e in tutte le circostanze essi cercano di stare nella vita nascosta con Cristo in Dio (cf. Col3, 3); da ciò deriva e si fa pressante l’amore del prossimo per la salvezza del mondo e l’edificazione della Chiesa ». Questa carità, che comanda e vivifica la pratica stessa dei consigli evangelici, è diffusa nei cuori dallo Spirito di Dio, che è Spirito di unità, di armonia e di riconciliazione della persona stessa. Per questo la vita personale di un religioso o di una religiosa non dovrebbe soffrire divisioni né tra il fine generico della sua vita religiosa e il fine specifico del suo istituto, né tra la vita religiosa in quanto tale da una parte e le attività apostoliche dall’altra. Non esiste concretamente una vita religiosa «in sè» sulla quale si innesterebbe, come un’aggiunta sussidiaria, il fine specifico ed il carisma particolare di ogni istituto. Non esiste, negli istituti dediti all’apostolato, ricerca della santità o professione dei consigli evangelici, o vita votata a Dio e al suo servizio, che non sia intrinsecamente legata al servizio della Chiesa e del mondo.  Più ancora, «l’azione apostolica e caritatevole rientra nella natura stessa della vita religiosa» al punto che «tutta la vita religiosa (…) deve essere compenetrata di spirito apostolico, e tutta l’azione apostolica animata da spirito religioso». Il servizio del prossimo non divide né separa il religioso da Dio. Se è mosso da una carità veramente teologale, questo servizio prende valore di servizio di Dio. E si può anche affermare giustamente, che «l’apostolato di tutti i religiosi consiste in primo luogo nella testimonianza della loro vita consacrata» (FIR, 7)

 

“Spetterà ad ogni persona verificare in qual modo nella propria vita l’attività deriva dalla sua intima unione con Dio e se, simultaneamente, conserva e fortifica questa unione. Da questo punto di vista, l’obbedienza alla volontà di Dio manifestata qui e adesso nella missione ricevuta, è il mezzo immediato per cui si può realizzare una certa unità di vita, pazientemente ricercata ma mai raggiunta. Questa obbedienza non si spiega che per la volontà di seguire Cristo più da vicino, essa stessa vivificata e stimolata da un amore personale per Cristo. Questo amore è il principio di unità interiore di ogni vita consacrata. La verifica di unità di vita può farsi in funzione di quattro gradi di fedeltà: fedeltà a Cristo e al Vangelo, fedeltà alla Chiesa e alla sua missione nel mondo, fedeltà alla vita religiosa e al carisma proprio dell’Istituto, fedeltà all’uomo e al nostro tempo” (FIR, 18).

 

5. Conclusione

Non abbiamo alla luce da assorbire e da riflettere noi consacrati. Questa luce speciale è la parola di Dio che deve guidare ogni passo della nostra vita, soprattutto quando il passo si fa pesante e le prove dell’esistenza ci rendono sempre più difficile il cammino verso la santità.

La meditazione del ritiro mensile alle Suore dell’Arcidiocesi di Gaetaultima modifica: 2012-01-16T00:37:00+01:00da pace2005
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