LA MEDITAZIONE PER IL RITIRO SPIRITUALE DI MERCOLEDI’ 6 NOVEMBRE 2013

DSC09374.JPGSUORE ALCANTARINE DI ITRI RITIRO SPIRITUALE

– MERCOLEDI’ 6 NOVEMBRE 2013 –

I RELIGIOSI TESTIMONI DEL VANGELO E DELLA CARITA’

A cura di Padre Antonio Rungi, passionista

PREMESSA

Questo nostro ritiro spirituale lo dedichiamo alla riflessione e meditazione sul tema della testimonianza, che è tipica di ogni chiamata, soprattutto per la chiamata-risposta alla vita consacrata. Siamo noi religiosi ad essere interpellati direttamente da questo tema, che prima di essere approfondito a livello culturale, deve essere vissuto concretamente nella vita di tutti i giorni. Noi testimoniamo l’amore di Dio e il vangelo in base alla nostra identità nella chiesa, sia come battezzati che come consacrati. A tal proposito scrive Paolo VI : “Questo mondo, oggi più che mai, ha bisogno di vedere in voi (religiosi] uomini e donne che hanno creduto alla parola del Signore, alla sua risurrezione ed alla vita eterna, fino al punto di impegnare la loro vita terrena per testimoniare la realtà di questo amore che si offre a tutti gli uomini”. (Paolo VI, Evangelica Testificatio, 53). Noi religiosi, come singole persone e come comunità di consacrati, in forza del nostro carisma di dedizione al servizio dei fratelli, siamo chiamati in modo particolare ad assumere una posizione chiara e propositiva di fronte alla cultura dell’effimero, del provvisorio, del materialismo, dell’edonismo, dell’egoismo, della morte, della violenza, delle ingiustizie e di quanto altro. La vita religiosa, in quanto mette in discussione uno stile di vita mondano e secolarizzato, assume una dimensione globale, nel senso che diventa proposta di vista, secondo il vangelo, per tutti gli uomini e le donne. Chi vuole seguire Cristo attraverso i consigli evangelici e nella ricerca della carità perfetta più farlo dovunque nel mondo e con chiunque, nella Chiesa cattolica, esprime questo anelito alla perfezione. In questo senso, la vita religiosa è testimonianza pubblica, nella misura in cui la sua realtà non è circoscritta entro le mura del convento e si manifesta al di fuori delle sacrestie: è una testimonianza che si divulga e, attraverso i vari mezzi e compreso i mezzi di comunicazione, raggiunge tutti gli uomini là dove si trovano. Nella già citata Esortazione Apostolica di Paolo VI, Evangelica Testificatio, leggiamo testualmente circa il modo in cui dobbiamo testimoniare il Vangelo: “La testimonianza evangelica della vita religiosa manifesta chiaramente, agli occhi degli uomini, il primato dell’amore di Dio con una forza tale, di cui bisogna render grazie allo Spirito santo. Con tutta semplicità (…) noi vorremmo dirvi quale speranza susciti in noi, come in tutti i pastori e i fedeli della chiesa, la generosità spirituale di coloro – uomini e donne – che hanno consacrato la propria vita al Signore nello spirito e nella pratica dei consigli evangelici. Desideriamo altresì aiutarvi a continuare il vostro cammino di seguaci del Cristo, nella fedeltà agli insegnamenti conciliari” (ET, 1). Questo atteggiamento di apertura al mondo trova la sua origine nella comprensione del messaggio evangelico, nella natura della Chiesa e nel carisma della vita religiosa. Sono di grande stimolo le parole che Papa Francesco continuamente ci sta rivolgendo ai noi consacrati, in questi mesi di inizio del suo pontificato. Uscire dai conventi, dalle sacrestie, stare in mezzo alla gente, sentire l’odore delle pecore, andare nelle periferie dell’esistenza, abbondonare uno stile comodo e di benessere, sentire forte una vita di preghiera e di carità: sono questi alcuni aspetti della vita consacrata che oggi dobbiamo recuperare per essere credibili davanti al mondo e dare una vera e sincera testimonianza di vita fraterna in comunità.

Atteggiamento evangelico

Gesù Cristo è venuto a salvare ciò che era perduto. La salvezza eterna, che passa attraverso il tempo e l’impegno nella storia, la si può intendere in vari modi. Se la salvezza, da un lato, è la realtà più radicale del messaggio di Cristo, in quanto dà senso alla sua esistenza tra noi, dall’altro, è una realtà per lo più complessa. Prima di tutto è opera della Trinità. La Sacra Scrittura ci presenta Dio Padre, come inizio di tutta la storia della salvezza; il Figlio ci appare come il realizzatore di quella stessa salvezza; lo Spirito Santo è chiamato Spirito santificatore, che ci salva, che ci fa diventare «santi», che ci trasforma. Nei nostri riguardi, quest’opera si presenta prima di tutto come liberazione dalle forze che tengono l’uomo schiavo, prigioniero: esse sono soprattutto il peccato e la morte, con tutte le loro conseguenze. Interessante al riguardo tutto l’epistolario paolino, soprattutto le Lettere ai Romani e Colossesi. La comprensione di questa realtà è andata però soggetta a delle interpretazioni, per cui le accentuazioni si spostano. La salvezza di Cristo, che libera i cuori dall’egoismo, dal peccato, dall’incapacità di amare Dio e i propri fratelli, ha forse un’importanza solo individuale, con portata strettamente personale? Oppure, la salvezza è una realtà che, al di là dell’individuo, raggiunge tutta una situazione globale di peccato, di ingiustizia? Non ha forse un carattere e un significato universale? Questo ampliato carattere della salvezza è fondamentale nella Bibbia. Nell’Antico Testamento troviamo una profonda coscienza di popolo, di solidarietà nel male e nella salvezza. Il prototipo della salvezza resta la liberazione dalla schiavitù di Egitto. Nel Nuovo Testamento, l’attesa di salvezza si rivolgeva in quella stessa direzione: il popolo giudaico, dominato dai romani, aspettava un messia salvatore, che li liberasse da quella schiavitù. Forse che Cristo ha modificato completamente questa visuale dell’A.T., predicando solo una salvezza individuale, personale, di carattere limitatamente spirituale? Sappiamo benissimo che la salvezza riguarda tutto l’uomo, tutti gli uomini, senza esclusione di nessuno. Eppure su concetto di salvezza si registrano posizioni ed interpretazioni diverse. Da una posizione estremamente spiritualistica, che interpreta l’azione di Cristo come salvatore delle anime, minimamente preoccupato della situazione del suo popolo in condizione di schiavitù, dominato e sottomesso a forze straniere, si passa ad una posizione estrema che vuole Cristo un rivoluzionario, un guerrigliero, che ha pagato con la sua vita il coraggio e la temerarietà di voler liberare il suo popolo dal, giogo dominatore. Qual è stata, allora, la liberazione portata da Gesù al mondo? La liberazione consiste, secondo alcuni teologi e studiosi, maggiormente nel liberare l’uomo del suo tempo e soprattutto dall’oppressione della religione farisaica. Le parole e gli atteggiamenti di Gesù ribalteranno tutto il sistema costruito dai farisei. E perché? Perché egli ricercherà i valori nella persona; valorizzerà l’uomo e lo aiuterà a crescere, spezzando la sicurezza che veniva dall’osservanza formale, da una distinzione in buoni e cattivi a seconda del loro grado di osservanza esterna della legge. Obiettivo della legge è di aprire l’uomo a Dio e al proprio fratello, e non di renderlo senza pietà, severo, rigido, accusatore del proprio fratello. Cristo ha rivoluzionato il mondo religioso d’Israele, e con ciò tutto il suo mondo, perché il religioso era l’aspetto do minante. Gesù, liberando il giudeo dalla schiavitù della legge, interpretata dai farisei, restituendo alla legge il suo vero significato, ha realizzato la sua grande opera di liberazione. Ha ripetuto l’esodo: il nuovo Egitto era il formalismo, il vangelo rinnova l’esodo. Il vangelo non è liberazione puramente individuale, particolare; ha una grande forza di liberare gli uomini dalle oppressioni che veramente lo dominano. Il pericolo di oggi è quello di voler farlo diventare una bandiera di guerra o di oppressione, ma il vangelo non consente una simile ideologizzazione. Gesù avrebbe fallito la sua missione, se avesse liberato il popolo dall’oppressione farisaica o romana, per poi farlo cadere sotto un’altra oppressione. Cristo ha predicato un regno, ci ha portato una vita, una salvezza, che non riguarda solo l’individuo, nella sua singolarità, ma ha un carattere pubblico e politico. E’ continua contestazione della realtà del mondo, critica alle pretese di altre salvezze, di altre escatologie, di altri modelli di paradiso. L’unico paradiso possibile, inaugurato con la venuta di Gesù, è il paradiso di coloro che credono nel Figlio ed entreranno in comunione con la Trinità.

Atteggiamento ecclesiale

La realtà della Chiesa conferma questa direzione. La funzione salvifica della Chiesa non è legata esclusivamente al mondo del sacro, chiudendosi così nella sfera della vita interiore dei fedeli; la sua presenza nel mondo ha una dimensione anche politica, come critica del processo socio-politico. La Chiesa è una realtà, una grandezza divino-umana, nella quale si realizza una nuova relazione tra gli uomini, come perenne critica alle false relazioni nelle società umane (Lumen Gentium, 1).

I religiosi nella Chiesa di oggi

Nella prospettiva della comunione e del servizio anche i religiosi ritrovano la loro identità e il significato di una vita offerta piena-mente a Dio nella Chiesa. L’impegno della perfezione personale risulta oggi più chiaramente come proprio di ciascun cristiano. La vera consacrazione religiosa è data dal battesimo, che impegna e aiuta ogni cristiano a giungere alla santità, alla pienezza della carità. Se la Chiesa accoglie pubblicamente gli impegni specifici di alcuni suoi membri, lo fa non tanto per garantire la loro perfezione personale, ma perché il loro impegno sia di utilità alla Chiesa intera. Un tempo, l’entrare di fratelli e sorelle in monastero costituiva un richiamo e un incitamento alla perfezione; oggi, se non è vissuto in una pienezza totale di donazione, autentica testimonianza della partecipazione alle sofferenze degli uomini e della prossimità del Regno, rischia di sembrare una evasione o una pienezza totale di donazione, auto- difficoltà della vita quotidiana. L’obbedienza dei religiosi aiuterà gli altri cristiani a vivere la loro obbedienza alla volontà di Dio, nella misura in cui sarà una ricerca più approfondita e più generosa della volontà di Dio. La castità sarà un aiuto per i fratelli a vivere con generosità la loro vita di tutti i giorni, nella misura in cui si manifesterà come la pienezza dell’amore, che rinuncia a formarsi una famiglia per aprirsi alle famiglie di tutti, superando nella comprensione e nella dolcezza la grande tentazione della chiusura e dell’egoismo. Soprattutto la povertà non consiste oggi tanto nella limitazione dei beni, quanto nel partecipare all’insicurezza di tanti uomini, che forse hanno giorno per giorno quanto è necessario per la loro vita, ma non sono mai sicuri del domani, che devono controllare accuratamente le loro spese per far quadrare il bilancio, mentre vedono non di rado nei religiosi persone che hanno la sicurezza del domani e un minimo garantito di agiatezza. In questa situazione è molto acuta l’osservazione di un religioso che afferma: “La nostra obbedienza, i laici non la capiscono; la nostra castità, non la credono. L’unica testimonianza valida rimane quella della nostra povertà” Vorremmo anche aggiungere che la povertà ha oggi una particolare importanza, perché dà al religioso una libertà di critica di fronte all’ordine vigente, alla dittatura del denaro e alla sua potenza politica e sociale. Il religioso, come individuo e come gruppo, è un uomo libero: tale libertà si manifesta attraverso questo strano voto di povertà. Il modo con cui il religioso dovrebbe in maniera particolare mostrare questa sua libertà e la posizione di chi si sente superiore ai beni terreni, sta nel coraggio di rischiare delle trasformazioni, di predicare un Vangelo che, dal punto di vista economico, gli può es-sere sfavorevole: la povertà evangelica è la forza di propulsione per un’etica di trasformazione.

Carisma e istituzione

La vita religiosa è la vita carismatica per eccellenza. Nella Chiesa non c’è opposizione tra carisma ed istituzione, poiché la stessa istituzione ha i suoi carismi, è trasmessa con un sacramento, l’Ordine, che conferisce la grazia. Ma tra l’aspetto marcatamente carismatico e l’istituzione c’è una certa tensione, necessaria e benefica per la Chiesa. Una tensione di spinta che fa camminare tra l’anarchia e assolutismo, tra una democrazia popolare e una monarchia, perché sia qualcosa di originale, unico, e non una copia o una ripetizione di un modello umano di governo. La vita religiosa, nella Chiesa, si pone dalla parte carismatica in tensione con l’istituzione; è un continuo richiamo all’istituzione circa il pericolo e la tentazione di soffocare il carisma in favore dell’autorità e del governo. Ha quindi una funzione importante per la stessa struttura della Chiesa. Sfortunatamente molte volte la vita religiosa ha perso questa sua funzione critica per diventare a sua volta una istituzione in più. Gli istituti religiosi, che dovrebbero essere un segnale di allarme contro ogni abuso di potere sia in campo civile che ecclesiale, come conseguenza della loro debolezza carismatica e, a volte, delle ricchezze accumulate nei secoli, hanno perso molto di questa forza, trasformandola a volte in pesante zavorra e sovraccaricando la Chiesa di una struttura in più. Dobbiamo ricomprendere che cosa significa fedeltà allo spirito del proprio Ordine o Istituto religioso. I fondatori furono pionieri, che cercarono il modo di testimoniare comunitariamente la vita cristiana, per essere nel loro tempo a servizio dei loro fratelli; e inventarono formule nuove di carità autentica e disinteressata. Non è essere fedeli a loro ripetere una testimonianza adatta al passato, mentre essi cercarono una testimonianza adatta al loro tempo. Occorre allora saper leggere i « segni dei tempi » e abbandonare tempestivamente (senza aspettare le solite rivoluzioni) opere che ormai non testimoniano più né carità né disinteresse, per ricercare forme nuove di vicinanza e di servizio ai fratelli più poveri. Ne nasce altrimenti un senso di frustrazione e di vuoto che una religiosa esprime citando Isaia (26, 1718): « Come una donna incinta che sta per partorire si contorce e grida nei dolori, così siamo stati noi di fronte a Te, Signore; abbiamo concepito, abbiamo sentito i dolori quasi dovessimo partorire: era sa lo vento; non abbiamo portato salvezza al paese e non sono nati abitanti nel mondo ». Conclusione Tutte queste considerazioni vogliono semplicemente attirare l’attenzione su « un » aspetto della vita religiosa, senza con questo voler in nessun modo mettere in dubbio o negare altri valori. Con l’espressiva immagine di H. Vaz possiamo dire che i religiosi non devono essere uno specchio, ma una sorgente. Non devono cioè rispecchiare la realtà che li circonda, in una passività tranquilla, ma piuttosto essere fonte di rinnovamento, di trasformazione, appunto a causa della loro funzione critica, libera di fronte alla società: non saremo quindi degli oggetti incoscienti della storia, ma soggetti e artefici del Regno di Dio, fino al giorno in cui il Signore verrà a portare a compimento la storia umana.

Conclusione

Necessità della testimonianza evangelica nel mondo d’oggi

52. Un interrogativo bruciante oggi ci assilla: come far penetrare il messaggio evangelico nella civiltà delle masse? Come agire ai livelli in cui si elabora una nuova cultura, in cui si instaura un nuovo tipo di uomo, che crede di non aver più bisogno di redenzione? Essendo tutti chiamati alla contemplazione del mistero della salvezza, voi comprendete quale serio impegno derivi alle vostre esistenze da tali interrogativi, e quale stimolo per il vostro zelo apostolico! Cari religiosi e religiose, secondo le modalità che la chiamata di Dio richiede dalle vostre famiglie spirituali, voi dovete seguire con occhi bene aperti le necessità degli uomini, i loro problemi, le loro ricerche, testimoniando in mezzo a loro, con la preghiera e con l’azione, l’efficacia della buona novella d’amore, di giustizia e di pace. L’aspirazione dell’umanità ad una vita più fraterna, a livello delle persone e delle nazioni, esige anzitutto una trasformazione dei costumi, delle mentalità e delle coscienze. Una tale missione, che è comune a tutto il popolo di Dio, è vostra ad un titolo particolare. Come adempierla, se manca questo gusto dell’assoluto, che è frutto di una certa esperienza di Dio? Ciò equivale a sottolineare come l’autentico rinnovamento della vita religiosa sia di capitale importanza per il rinnovamento stesso della chiesa e del mondo.

Testimoni viventi dell’amore del Signore

53. Questo mondo, oggi più che mai, ha bisogno di vedere in voi uomini e donne, che hanno creduto alla parola del Signore, alla sua risurrezione ed alla vita eterna, fino al punto di impegnare la loro vita terrena per testimoniare la realtà di questo amore, che si offre a tutti gli uomini. La chiesa non ha cessato, nel corso della sua storia, di essere vivificata e rallegrata da tanti santi religiosi e religiose che, nella diversità delle loro vocazioni, furono testimoni viventi di un amore senza limiti e del Signore Gesù. Questa grazia non è per l’uomo d’oggi come un soffio vivificante venuto dall’infinito, come una liberazione di sé, nella prospettiva di una gioia eterna e assoluta? Aperti a tale gioia divina, rinnovando l’affermazione delle realtà della fede, e interpretando cristianamente alla loro luce le necessità del mondo, vivete generosamente le esigenze della vostra vocazione. È giunto il momento di attendere con la massima serietà ad una rettifica, se ce n’è bisogno, delle vostre coscienze ed anche alla revisione di tutta la vostra vita per una più grande fedeltà.

Appello a tutti i religiosi e le religiose

54. Contemplandovi con la tenerezza del Signore, quando definiva i suoi discepoli “piccolo gregge”, e ad essi annunciava che il Padre suo si era compiaciuto di dare loro il regno, noi vi supplichiamo: conservate la semplicità dei ” più piccoli ” del vangelo. Sappiate ritrovarla nell’interiore e più cordiale rapporto con Cristo, o nel contatto diretto con i vostri fratelli. Conoscerete allora ” il trasalir di gioia per l’azione dello Spirito santo “, che è di coloro che sono introdotti nei segreti del regno. Non cercate di entrare nel numero di quei ” saggi ed abili “, che tutto cospira a moltiplicare, ai quali tali segreti sono nascosti. Siate veramente poveri, miti, affamati di santità, misericordiosi, puri di cuore, quelli grazie ai quali il mondo conoscerà la pace di Dio.

Irradiamento fecondo della vostra gioia

55. La gioia di appartenergli per sempre è un incomparabile frutto dello Spirito santo, che voi avete già assaporato. Animati da questa gioia, che Cristo vi conserverà anche in mezzo alle prove, sappiate guardare con fiducia all’avvenire. Nella misura in cui si irradierà dalle vostre comunità, questa gioia sarà per tutti la prova che lo stato di vita, da voi scelto, vi aiuta, attraverso la triplice rinuncia della vostra professione religiosa a realizzare la massima espansione della vostra vita nel Cristo. Guardando a voi e alla vostra vita, i giovani potranno capir bene l’appello, che Gesù non cesserà mai di far risuonare in mezzo a loro. Il concilio, infatti, ve lo ricorda: ” L’esempio della vostra vita costituisce la migliore raccomandazione dell’istituto ed il più efficace invito ad abbracciare la vita religiosa “. Nessun dubbio, inoltre, che dimostrandovi profonda stima e grande affetto, vescovi, sacerdoti, genitori ed educatori cristiani risveglieranno in molti il desiderio di camminare al vostro seguito, in risposta all’appello del Cristo che non cessa di riecheggiare nei suoi discepoli.

MARIA MODELLO DI VERA TESTIMONIANZA EVANGELICA DI AMORE, GIOIA, TENEREZZA E BONTA’

Preghiera a Maria

56. La Madre amatissima del Signore, sul cui esempio voi avete consacrato a Dio la vostra vita, vi ottenga, nel vostro quotidiano cammino, quella gioia inalterabile che Gesù solo può dare. Possa la vostra vita, seguendo il suo esempio, dare testimonianza di “quell’amore materno, dal quale devono essere animati tutti coloro che, associati alla missione apostolica della chiesa, collaborano per la rigenerazione degli uomini “. Figli e figlie carissimi, la gioia del Signore trasfiguri la vostra vita consacrata, e la fecondi il suo amore”.

LA MEDITAZIONE PER IL RITIRO SPIRITUALE DI MERCOLEDI’ 6 NOVEMBRE 2013ultima modifica: 2013-11-06T17:57:00+01:00da pace2005
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