Formia (Lt). Tenuto regolarmente il ritiro delle suore dell’Arcidiocesi di Gaeta

DSC04568.JPGCirca 70 religiose oggi hanno partecipato al ritiro spirituale mensile a Formia presso le Suore Paollottine di Via Lavanga. Dalle 9,30 alle 13.00 le religiose sono state impegnate nella celebrazione della liturgia delle ore, nella meditazione tenuta da padre Antonio Rungi, passionista della comunità di Itri, nell’adorazione eucaristica, nelle confessioni individuali e nella partecipazione alla santa messa, animata dalle religiose giovani presenti al ritiro. E’ stata una bellissima esperienza di fede per noi religiose che abbiamo vissuto nel raccoglimento e nella lode al Signore. Anche il tema della conferenza che ha tenuto padre Rungi ci ha interessato in modo particolare. Qui presentiamo il testo integrale della meditazione che padre Rungi ha letto ed integrato. Ringraziamo il sacerdote per la gentile concessione che è di grande utilità per tutte le religiose dell’Arcidiocesi di Gaeta di altre diocesi italiane, in quanto possono anch’esse usufruire del prezioso servizio che il missionario passionista sta svolgendo a favore di noi religiose dell’Arcidiocesi di Gaeta. Ecco il testo integrale della meditazione.

Ritiro mensile- Suore Arcidiocesi di Gaeta
Formia- Suore Pallottine – Domenica 18 marzo 2012, ore 9,30

“Le tue parole, Signore, sono spirito e vita”
Meditazione di P.Antonio Rungi, passionista

1.Dal vangelo secondo Giovanni (Gv. 6,60-69)
In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».
Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

1.1.Scegliere Cristo
Giovanni descrive sempre con interesse le reazioni degli ascoltatori di Gesù. Nel brano del vangelo che è il punto di partenza per la nostra meditazione in questo tempo di Quaresima e di preparazione alla Pasqua 2012, l’evangelista passa a descrivere le reazioni di coloro che circondano Gesù. Si tratta del celebre discorso di Gesù sul pane di vita.
Per noi religiosi questo discorso ci riguarda doppiamente: sia perché siamo battezzati e sia perché ci siamo consacrati a Lui in modo del tutto speciale, con la professione dei consigli evangelici. Quindi riguarda coloro che dovrebbero essere, per scelta di vita (e noi questa scelta l’abbiamo fatta da un po’ di tempo) più vicini al divino Maestro.
Lo siamo davvero? Lo sentiamo vicino Gesù. Ci sentiamo vicini a Lui? In altri termini, crediamo fermamente nel Signore e nella scelta di vita che abbiamo fatto?
La scelta che salva è l’adesione a Cristo: «Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».
La parola di Dio ci deve sostenere nel cammino di un recupero di spiritualità autentica, on fatta di formule, preghiere ripetitive e noiose, orari costrittivi, formalismi di vario tipo, ma di una spiritualità profonda, evangelica, biblica, liturgica, teologica. Una spiritualità semplice, ma sostanziale.
La parola di Dio, inoltre, ci deve aiutare nel rivitalizzare la nostra vita personale e comunitaria, la nostra vita fraterna, il nostro carisma, il nostro apostato.

1.2.Un discorso duro
In Giovanni si ripropone il dilemma: credere o non credere? Gesù ora si è pienamente manifestato; ormai è chiaro ai discepoli ciò che significa accettarlo. Molti non se la sentono e se ne vanno. Ciò che Gesù ha chiesto è troppo. Alcuni esclamano: «Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?». È l’imbarazzo di fronte ad una scelta che non ammette possibilità di alibi o di evasioni. Gesù non fa niente per ammorbidire il suo discorso. Le sue parole sono destinate a provocare «rottura». Egli diventa segno di contraddizione. La parola di Gesù invita, o meglio, obbliga ad uscire da se stessi per seguire Dio; a superare «la carne » per vivere nello «Spirito»; a non chiudersi nel temporaneo, nel contingente, ma a puntare sull’eterno.
Invece gli uomini istintivamente preferiscono un Dio che li segua nella loro strada; una vita carnale concreta, anziché una vita spirituale; una sicurezza temporale immediata, anziché una incerta prospettiva futura. Ogni intervento di Cristo nella storia del mondo, come nelle vicende personali di ogni uomo, esige una risposta decisa e precisa, un sì o un no. Diventa un giudizio, un atto discriminante. E questo non vale soltanto per l’ora che è sopra ogni altra ora (quella della comparsa finale di Cristo), ma vale anche per ogni azione dell’uomo, in quanto procede da un giudizio interno che dice sì oppure no a quella «Luce che illumina ogni uomo che viene in questo mondo».  Il giudizio finale sarà una ratifica ai tanti no e ai tanti sì di cui fu intessuta la nostra vita.

1.3.Un’adesione incondizionata…
Di fronte alle parole e alle azioni di Gesù, l’uomo d’oggi non è diverso dagli ascoltatori di ieri, non trova facile superare le apparenze e guardare con l’occhio della fede. Non trova facile accettare che la vita viene solo da lui. La scelta che salva è l’adesione a Cristo: «Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».
Questa scelta è dono di Dio, ma è anche libera risposta dell’uomo: presuppone quindi sia il riconoscimento dei propri limiti e l’assoluto bisogno di salvezza, sia la rinuncia, anzi, il rifiuto di ogni «messianismo terreno», cioè di ogni prospettiva di auto-salvezza da parte dell’uomo.
Il discorso di Gesù, discorso duro, ci ricorda che la conversione (sia individuale che delle strutture) non è mai un’operazione indolore. La parola di Gesù è tagliente come spada. Se la parola dell’annunciatore non scuote, non «scandalizza», non crea fratture in chi ascolta, non fa un discorso cristiano perché non obbliga alle scelte fondamentali che sono alla radice della nostra fede.

1.4.Lui è il nostro Dio
La fede cristiana  è soprattutto un atto di fiducia e di abbandono in Colui che per principio è riconosciuto al di là di tutto quello  che l’uomo può vedere e toccare, sperimentare e manipolare. Questo atto di fiducia è insieme anche una confessione di povertà, di «piccolezza» appunto: ma una confessione estremamente critica e matura. «Cristiano è chi ha scelto Cristo e lo segue. In questa decisione fondamentale per Gesù Cristo, è contenuta e compiuta ogni altra esigenza di conoscenza e dizione  della  fede» (RdC 57). Pertanto è necessario essere educati «al pensiero di Cristo,  a  vedere la storia come  Lui,  a giudicare  la  vita come Lui,  a  scegliere e ad amare come Lui, a sperare come insegna Lui, a  vivere  in  Lui la comunione con il Padre e  lo Spirito Santo» (RdC 38).
 
2. Il Magistero della Chiesa
Il discorso di Papa Benedetto XVI alle giovani religiose. Giornata Mondiale della Gioventù, Madrid, Monastero di san Lorenzo all’Escorial, Venerdì, 19 agosto 2011

Carissime giovani religiose, nella Giornata Mondiale della Gioventù che stiamo celebrando a Madrid, è una grande gioia potermi incontrare con voi, che avete consacrato la vostra giovinezza al Signore, e ringrazio per l’amabile saluto che mi avete rivolto. Apprezzo il fatto che il Signor Cardinale Arcivescovo di Madrid abbia previsto questo incontro in un luogo così evocativo come è il Monastero di san Lorenzo all’Escorial. Se la sua celebre biblioteca custodisce importanti edizioni delle Sacre Scritture e delle Regole monastiche di diverse famiglie religiose, la vostra vita di fedeltà alla chiamata ricevuta è anch’essa un modo prezioso di custodire la Parola del Signore che risuona nelle forme di spiritualità a voi proprie.

Care sorelle, ciascun carisma è una parola evangelica che lo Spirito Santo ricorda alla sua Chiesa (cfr Gv 14,26). Non invano la Vita Consacrata «nasce dall’ascolto della Parola di Dio ed accoglie il Vangelo come sua norma di vita. Vivere nella sequela di Cristo casto, povero ed obbediente è in tal modo una «esegesi» vivente della Parola di Dio. Da essa è sgorgato ogni carisma e di essa ogni regola vuole essere espressione, dando origine ad itinerari di vita cristiana segnati dalla radicalità evangelica» (Esort. Ap. Verbum Domini, 83).
La radicalità evangelica è rimanere «radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede» (Col 2,7), che nella vita consacrata significa andare alla radice dell’amore a Gesù Cristo con cuore indiviso, senza anteporre nulla a tale amore (cfr S. Benedetto, Regola, IV, 21), con una appartenenza sponsale, come l’hanno vissuta i Santi, nello stile di Rosa da Lima e Raffaele Arnaiz, giovani patroni di questa Giornata Mondiale della Gioventù. L’incontro personale con Cristo, che nutre la vostra consacrazione, deve esser testimoniato con tutta la forza trasformante nelle vostre vite; e possiede oggi una speciale rilevanza, quando «si constata una sorta di «eclissi di Dio», una certa amnesia, se non un vero rifiuto del Cristianesimo e una negazione del tesoro della fede ricevuta, col rischio di perdere la propria identità profonda» (Messaggio per la XXVI Giornata Mondiale della Gioventù 2011, 1). Davanti al relativismo e alla mediocrità, sorge il bisogno di questa radicalità, che testimonia la consacrazione come un appartenere a Dio, sommamente amato.
Questa radicalità evangelica della vita consacrata si esprime nella comunione filiale con la Chiesa, focolare dei figli di Dio, che Cristo ha edificato. La comunione coi Pastori, i quali in nome del Signore annunciano il deposito della fede ricevuto attraverso gli Apostoli, il Magistero della Chiesa e la tradizione cristiana. La comunione con la vostra famiglia religiosa, custodendone con gratitudine il genuino patrimonio spirituale e apprezzando anche gli altri carismi. La comunione con altri membri della Chiesa, quali i laici, chiamati a testimoniare, a partire dalla propria vocazione specifica, il medesimo vangelo del Signore.
Infine, la radicalità evangelica si esprime nella missione che Dio ha voluto affidarvi. Dalla vita contemplativa, che accoglie nei suoi chiostri la Parola di Dio nel silenzio eloquente e ne adora la bellezza nella solitudine da Lui abitata, fino ai diversi cammini della vita apostolica, nei solchi della quale germina il seme evangelico nell’educazione dei bambini e dei giovani, nella cura degli infermi e degli anziani, nell’accompagnamento delle famiglie, nell’impegno a favore della vita, nella testimonianza alla verità, nell’annuncio della pace e della carità, nell’impegno missionario e nella nuova evangelizzazione, e in tanti altri campi dell’apostolato ecclesiale.
Care sorelle, questa è la testimonianza della santità, alla quale Dio vi chiama, seguendo da vicino e senza alcuna condizione Gesù il Cristo nella consacrazione, nella comunione e nella missione. La Chiesa ha bisogno della vostra fedeltà giovane, radicata ed edificata in Cristo. Grazie per il vostro «sì» generoso, totale e perpetuo alla chiamata dell’Amato. Chiedo che la Vergine Maria sostenga ed accompagni la vostra giovinezza consacrata, con il vivo desiderio che Ella interpelli, incoraggi ed illumini tutti i giovani.

3. L’annuario Pontificio 2012 , presentato al Papa il 10 marzo.
I dati statistici, riferiti all’anno 2010, forniscono un’analisi sintetica delle principali dinamiche riguardanti la Chiesa Cattolica nelle 2.966 circoscrizioni ecclesiastiche del pianeta.
Nel 2010 si contano poco meno di 1.196 milioni di cattolici, a fronte dei 1.181 milioni circa del 2009, con un aumento assoluto di 15 milioni di fedeli pari all’1,3%. Nel corso degli ultimi due anni, la presenza dei fedeli cattolici battezzati nel mondo rimane stabile attorno al 17,5%. Le quote territoriali dei cattolici hanno subito tra il 2009 e il 2010 variazioni non trascurabili: essi hanno diminuito la loro importanza nell’America Meridionale (da 28,54 a 28,34 per cento) e soprattutto in Europa (da 24,05 a 23,83 per cento). Hanno viceversa guadagnato posizione nell’Africa (da 15,15 a 15,55 per cento) e nell’Asia Sud Orientale (da 10,41 a 10,87 per cento).
Dal 2009 al 2010, il numero di Vescovi nel mondo è passato da 5.065 a 5.104 con un aumento relativo dello 0,77%. L’incremento ha interessato l’Africa (+16 nuovi Vescovi), l’America (+15) e l’Asia (+12), mentre una lieve flessione si è manifestata in Europa (da 1.607 a 1.606) e in Oceania (da 132 a 129).
La tendenza alla crescita del numero dei sacerdoti, che ha avuto inizio dal 2000, è proseguita anche nel 2010, anno in cui si contano 412.236 sacerdoti, di cui 277.009 membri del clero diocesano e 135.227 del clero religioso; nel 2009 erano invece 410.593 suddivisi in 275.542 diocesani e 135.051 religiosi. Nel complesso i presbiteri sono aumentati dal 2009 al 2010 di 1.643 unità. Gli incrementi si registrano in Asia (con +1.695 sacerdoti), in Africa (con +761), in Oceania (con +52) e in America (con +40 unità), mentre il calo ha riguardato l’Europa (con -905 sacerdoti).
Il numero dei diaconi permanenti, sia diocesani sia religiosi, continua a mostrare un trend di crescita elevato anche nel 2010. Infatti è aumentato, in quest’anno, del 3,7%, rispetto al dato del 2009, passando da 38.155 a 39.564. I diaconi permanenti sono presenti soprattutto in America del Nord e in Europa con una quota relativa al totale mondiale del 64,3% e di 33,2%, rispettivamente.

Il trend di contrazione che ha interessato da qualche anno la categoria dei religiosi professi non sacerdoti sembrerebbe aver trovato nel 2010 una battuta di arresto. Nel mondo, essi erano 54.229 nel 2009 e hanno raggiunto il numero di 54.665 nel 2010. In netto calo in America del Sud (3,5%) e in America del Nord (0,9%), sono stazionari in Europa; i religiosi professi aumentano in Asia (+4,1%), dove accrescono la propria quota sul totale mondiale, e in Africa (+3,1%).
Anche il mondo delle religiose professe sta attraversando una profonda trasformazione caratterizzata da una dinamica fortemente decrescente. A livello globale, esse passano da 729.371 nel 2009 a 721.935 nel 2010. Il calo ha riguardato tre continenti (Europa, America e Oceania), con variazioni negative anche di rilievo (-2,9% in Europa, -2,6% in Oceania e -1,6% in America). In Africa e in Asia, invece, l’incremento è stato decisamente significativo, attorno al 2% per entrambi i continenti.

Il numero degli studenti di filosofia o di teologia nei seminari diocesani o religiosi è costantemente aumentato nel corso dell’ultimo quinquennio. Nel complesso, è cresciuto del 4%, passando dalle 114.439 unità del 2005 alle 118.990 del 2010. In diminuzione in Europa (-10,4%) e in America (-1,1%), i seminaristi maggiori aumentano in Africa (+14,2%), in Asia (+13,0%) e in Oceania (+12,3%).

4.Speranza in una vita consacrata migliore (GS, 39)
Siamo avvertiti che non giova nulla all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde se stesso. Tuttavia l’attesa di una terra nuova non deve indebolire, bensì piuttosto stimolare la sollecitudine nel lavoro relativo alla terra presente, dove cresce quel corpo dell’umanità nuova che già riesce a offrire una certa prefigurazione di quello che sarà il mondo nuovo. Pertanto, benché si debba accuratamente distinguere il progresso terreno dallo sviluppo del regno di Cristo, tuttavia, nella misura in cui può contribuire a meglio ordinare l’umana società, tale progresso è di grande importanza per il regno di Dio.
E infatti, i beni, quali la dignità dell’uomo, la fraternità e la libertà, e cioè tutti i buoni frutti della natura e della nostra operosità, dopo che li avremo diffusi sulla terra nello Spirito del Signore e secondo il suo precetto, li ritroveremo poi di nuovo, ma purificati da ogni macchia, illuminati e trasfigurati, allorquando il Cristo rimetterà al Padre il regno eterno e universale: «che è regno di verità e di vita, regno di santità e di grazia, regno di giustizia, di amore e di pace». .
  
5. Riflessione ed approfondimento
“Entra nel più profondo della tua anima, allontana da te ogni cosa, eccetto Dio e tutto quel che possa aiutarti a raggiungerlo, chiudi la porta della tua casa e cercalo in silenzio. Di’ con tutte le tue forze, di’ al Signore: “Cerco il tuo volto, il tuo volto io cerco, Signore”. E ora, Signore e Dio mio, mostrami dove e come devo cercarti, dove e come ti incontrerò. Se non sei in me, Signore, se sei assente, dove cercarti? Se sei in ogni luogo, perché non ti vedo qui presente? È sicuro che tu abiti in una luce inaccessibile? Come mi avvicinerò ad essa? Chi mi guiderà e mi introdurrà in questa luce affinché possa contemplarti in essa? Sotto quali segni, sotto quale aspetto ti dovrò cercare? Mai ti ho visto, Signore e Dio mio, non conosco il tuo volto” (Sant’Anselmo, Proslogion).

5.1.La sequela di Cristo ci impegna per tutta la vita
Centro della nostra riflessione e meditazione di oggi, è la parola di Dio spirito e vita per tutti noi.. Questa volta il Signore cerca di capire chi è davvero dalla sua parte, premesso che già è a conoscenza della situazione interiore di ciascuno degli apostoli e dei discepoli, leggendo di fatto nei loro pensieri e nei loro cuori.
Egli chiede se vogliono continuare a stare con Lui o andarsene via, come già alcuni avevano fatto. La sua parola, l’essere vicino a lui non è un gioco, non è un divertimento del momento, né una positiva esperienza di una giornata, ma ci vuole fedeltà, costanza, forte impegno. Gesù chiede ai suoi discepoli la totale disponibilità al suo progetto di salvezza, alla sua persona. Chiede, in altri termini, la fede, la fiducia non di un istante, ma per sempre.
 
5.2.Tre categorie  di religiose.
Il testo del Vangelo, ricco come sempre, di spunti di meditazione per la condizione spirituale di ciascuno di noi, ci fa ipotizzare tre categorie di religiose:
– quelle che seguono Cristo con coraggio, convinte, senza pretendere nulla;
– quelle che lo seguono in attesa di qualche evento ed ulteriore segnale che potesse volgere a loro favore;
– quelle che hanno seguito Cristo per un tempo, ma non ne avvertono più la necessità e se ne vanno via, se non fisicamente, ma spiritualmente e mentalmente.

In sintesi si possono delineare tre categorie di persone consacrate: quella che crede fermamente, quella che crede apparentemente e quella che non crede affatto e sopravvive, perché non ha alternative.

Di fronte alla scelta di Dio e di Cristo nella nostra vita è lecito domandare oggi a noi ciò che Gesù chiede a Pietro, quale capo del collegio apostolico e sapere dalla sua viva voce cosa intendono fare per il futuro, visto che diversi discepoli per la parola coraggiosa ed impegnativa di Cristo lo avevano abbandonato.

5.3.Domanda di rito: volete andare via anche voi?
La risposta potrebbe essere sì. Anche noi potremmo andare via dal Signore, perché non abbiamo più interessi, né motivazioni  a stare con Lui. E come Pietro potremmo dire: “Signore da chi andremo tu solo hai parole di vita eterna”. Aveva capito che il linguaggio di Cristo era di ben altra consistenza rispetto ai tanti maestri del suo tempo. Egli ha un orizzonte di eternità che prospetta ai suoi fidati amici. Ecco perché chi era in qualche modo già è entrato nella dinamica della grazia e del dono della fede, conta su Gesù, investe su di Lui, scommette sulla sua persona non per una vincita di un premio (forse c’era anche questa attesa, a leggere attentamente il vangelo nella sua completezza) ma per un premio che ha sapore di eternità.

La parola di Cristo li affascina e senza quella Parola, cioè senza Dio (Gesù Cristo è la Parola di Dio, è il Verbo, la Parola Incarnata) non si può vivere. Non c’è più orientamento, non ci sono più certezze, tutto diventa precario, soggettivo, relativo, ognuno va per la sua strada, ognuno pensa ed agisce come crede, è anarchia morale e spirituale, caos che non porterà progressivamente all’ordine, ma aumenterà il disordine.
E’ quello che avviene oggi a livello morale e in tanti ambiti, compreso quello della vita consacrata. L’uomo vive come se Dio non esistesse e quindi si legittima da solo ogni assurdo comportamento che offende la dignità di se stesso e degli altri esseri umani e della stessa creazione nel suo complesso. Leggendo il testo del Vangelo di Giovanni, oggi comprendiamo quanto al di fuori di un riferimento religioso, di una morale cristiana o naturale l’uomo tende a smarrirsi. Oltre a perdere il senso di Dio, perde anche il senso di se stesso, della vita, delle cose che fa e non ha più vere e rassicuranti prospettive. Magari si inventa e alimenta delle illusioni, costruisce un mondo di favole e di chimere che si sciolgono come neve al sole, per poi motivare che il tutto era stato falsamente impostato o programmato. Il programma di Cristo è ben leggibile nelle sue parole di verità, nella precisione di ciò che intende realizzare. Nel Vangelo troviamo il suo progetto di vita per il mondo e per chi in questo mondo vuole fare la scelta per il Signore. Parole dure che interpellano la vita consacrata oggi, alla luce di quello che sta succedendo.

6.Conclusione
Come sempre chi vuole accostarsi al discorso religioso, a Dio, non può farlo solo con la sola ragione, ma è necessario farlo partendo dalla fede. Noi come Pietro dobbiamo riconoscere che Cristo è “il Santo di Dio”, cioè Dio stesso in persona che è presente nel mondo e che ritornerà da dove è venuto.
L’inviato del Padre, il Redentore prospetta ai suoi apostoli non solo lo scandalo della croce, ma la gioia della risurrezione e dell’ascensione al cielo. In questi giorni il Crocifisso ci verrà proposto continuamente alla nostra attenzione e meditazione; ma poi con la Pasqua, il Risorto primeggerà non solo nell’esteriorità della liturgia, ma soprattutto nel nostro cuore e nella nostra vita.
In poche parole, Cristo educa alla fede vera, indirizza verso il nucleo centrale della dottrina che Lui è venuto a far conoscere. Diciamo che svolge, attraverso la sua parola, una forma di catechesi o di evangelizzazione in cui va al cuore dei problemi e non si ferma all’apparenza, né tantomeno per accaparrarsi la simpatia e il consenso della gente. Egli non manipola la verità, né mistica o promette cose che non può mantenere. Cristo è chiaro e trasparente nel linguaggio è luce che illumina, è maestro che forma e guida alla verità. Le sue parole sono spirito e vita, danno luce agli occhi. Egli chiede fedeltà e coerenza..

7.Preghiera.
Signore facci assaporare la gioia di essere uniti a Te e ai nostri fratelli, di essere in amicizia, di superare le incomprensioni, le divisioni e le lotte. Nelle nostre comunità, ove, oggi, maggiormente si avverte la fatica e il peso l’uno dell’altro, sostienici nel cammino intrapreso, promettendo amore eterno a Te. La nostra vera gioia su questa terra è vivere vicino a Te Signore ed essere in pace  con tutti i nostri fratelli.

Formia (Lt). Tenuto regolarmente il ritiro delle suore dell’Arcidiocesi di Gaetaultima modifica: 2012-03-18T21:39:00+01:00da pace2005
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