Il ritiro spirituale pre-pasquale delle Suore di Gesù Redentore

DSC04605.JPGCirca 30 persone hanno partecipato oggi, mercoledì 28 marzo 2012, al ritiro mensile, prepasquale, per suore e laici che si è svolto nella struttura della Stella Maris di Mondragone. A guidare la giornata spiritualmente è stato padre Antonio Rungi, passionista della comunità di Itri, per diversi anni assistente spirituale della Stella Maris. Il tempartecva di riflessione è stato: Eredi del regno di Dio, in virù della fede. L’esperienza della Serva di Dio, Madre Victorine Le Dieu sulla virtù della fede”. Il ritiro spirituale prepasquale è iniziato alle 9,30 con la recita delle Lodi Mattutine nella Cappella delle Suore di Gesù Redentore, proprietarie della Stella Maris. A seguire la prima meditazione spirituale dettata da padre Rungi, poi l’adrorazione eucarsitica, le confessioni individuali, la celebrazione della santa messa. Nel pomeriggio alle 15,00 la Via Crucis negli spazi esterni della Stella Maris e poi la preghiera del Vespro. Alle 16,15 la seconda meditazione dettata da padre Rungi sulla spiritualità della fondatrice delle Suore di Gesù Redentore, la Serva di Dio Madre Victorine Le Dieu. Il sacerdote ha parlato della fede come bene assoluto, valore indispensabile, forte stimolo interiore a vivere nella carità e nel servizio agli ultimi ed ha bisognosi. Un articolato discorso sulla fede che va calato nella realtà dell’oggi, segnata dal distacco progressivo dalla pratica religiosa soprattutto dei giovani. E sulla difficoltà di vivere e testimoniare la fede oggi si è sviluppato il dibattito tra i presenti a conclusione della giornata di spiritualità vissuta alla Stella Maris. Al ritiro ha partecipato l’intera comunità delle religiose che sono presenti ed operanti alla Stella Marsi, da 5 anni casa di ospitalità e di accoglienza per esperienza religiose, spirituali e associIative. I partecipanti hanno apprezzato l’intera programmazione della giornata di spiritualità, organizzata dalle Suore che in questo anno pastorale, sotto la guida di padre Antonio Rungi, stanno riflettendo sulla virtù teologale della fede. A sostenere questa riflessione il Motu proprio di Papa Benedetto XVI, Porta Fidei, che ha indetto l’anno della fede, con inizio l11 ottobre prossimo e l’imminenza del capitolo generale delle Suore di Gesù Redentore sul tema “Abbiamo un tesoro in un vaso di creta”, che si celebrà a Bagnoregio di Viterbo, nei mesi di luglio-agosto. Le comunità religiose delle Suore di Gesù Redentore dovranno decidere il percorso giuridico e carismatico del prossimo sessennio partendo da una nuova visione di fede che deve motivare le scelte delle capitolari. Da qui la necessità di approfondire le tematiche teologiche e scritturistiche in questa fase di preparazione al capitolo, attraverso momenti di preghiera e ritiri spirituali. Cosa che viene fatta regolarmente alla Stella Maris.
 
Il testo completo della prima meditazione dettata da padre Antonio Rungi al ritiro spirituale delle Suore della Stella Maris
 
“Eredi del regno di Dio, in virtù della fede”
“Victorine Le Dieu, esempio di fede nelle prove della vita”
 
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, non in virtù della Legge fu data ad Abramo, o alla sua discendenza, la promessa di diventare erede del mondo, ma in virtù della giustizia che viene dalla fede.
Eredi dunque si diventa in virtù della fede, perché sia secondo la grazia, e in tal modo la promessa sia sicura per tutta la discendenza: non soltanto per quella che deriva dalla Legge, ma anche per quella che deriva dalla fede di Abramo, il quale è padre di tutti noi – come sta scritto: «Ti ho costituito padre di molti popoli» – davanti al Dio nel quale credette, che dà vita ai morti e chiama all’esistenza le cose che non esistono.
Egli credette, saldo nella speranza contro ogni speranza, e così divenne padre di molti popoli, come gli era stato detto: «Così sarà la tua discendenza». Ecco perché gli fu accreditato come giustizia.
 
 1.Eredi per la fede
La fede della Chiesa ci insegna: “Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelare se stesso e manifestare il mistero della sua volontà (cfr. Ef. 1,8), mediante il quale gli uomini per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, nello Spirito Santo hanno accesso al Padre e sono resi partecipi  della divina natura (cfr. Ef. 2,18; 2Pt. 1,4)”. “A Dio che rivela è dovuta «l’obbedienza della fede», per la quale l’uomo si abbandona totalmente e liberamente a Dio, prestandogli il pieno ossequio dell’intelletto e della volontà ed assentendo volontariamente alla Rivelazione da lui fatta” (ib. 5).
“Eredi… si diventa per la fede, perché ciò sia per grazia e così la promessa sia sicura per tutta la discendenza”.  Che “eredi si diventa per la fede, perché ciò sia per grazia”. Eredi, cioè destinati alla salvezza che il Padre ci offre in Cristo, lo si diventa per la fede. A ciascuno di noi è chiesto per entrare nell’opera della salvezza, di accogliere la proposta divina. Al principio, perché si costituisca il patto, l’alleanza fra il Padre e ciascuno di noi, ci è chiesto di dire come Maria: “avvenga in me secondo la tua parola” e di agire come Giuseppe: “fece come gli aveva ordinato l’angelo”. E’ l’abbandonarsi  totalmente a Dio e liberamente, prestandogli il pieno ossequio della nostra intelligenza e della nostra volontà.
 “Chi si abbandona totalmente nelle mani del Signore può essere certo di essere guidato. Tutto quello che si consegna a Lui non va perso, anzi viene custodito, ampliato, innalzato e giudicato in modo giusto. E’ questo che deve avvenire: l’abbandono totale nelle mani di Dio, senza alcuna sicurezza umana” (S.Teresa Benedetta della Croce- Edith Stein).
 
2.Fede= fiducia
Quasi tutto il capitolo 4 della lettera ai romani, è una lunga e insistente dimostrazione di Paolo circa la forza della fede.
Abramo crede non perché la Legge (quella giudaica, che non c’era ancora) lo chiede o perché ha delle prove, ma per FEDE = FIDUCIA IN DIO. Gli è promesso un figlio da Sara ormai vecchia e una numerosa discendenza, gli è promessa una terra fertile e tutta sua? Abramo crede quando tutto questo non c’è ancora! Egli è erede non per ciò che già ha, ma per ciò che gli è stato promesso e che egli crede; è erede per la fede: Colui che ha creato il mondo e vi ha immesso il Suo alito di vita, non può non dare ciò che promette, e di più, ciò che promette è buono ed è bene.
Ecco la fede. Gesù è il culmine di questo prodigo amore e di questa inarrestabile vita divina in noi. È Colui che suggella tutta l’Alleanza, è la discesa di quel Soffio Vitale nella vita del mondo, è il compimento della Promessa. E noi ci siamo dentro: perciò diveniamo in Gesù e con Gesù, carne della nostra carne, EREDI della Promessa: santi.
 
 3.La voce di un grande drammaturgo: Diego Fabbri
Credevano di piantare una croce, e non sapevano di piantare un albero! È diventato immenso, tutto fiorito, piantato nel cuore del mondo. Signori, diventiamo anche noi parte dell’albero… foglie, foglie… I milioni di foglie sono tutte dell’albero, così come l’immenso albero è di ogni singola, minuscola, quasi invisibile foglia… e ci si scambia tutto questo immenso patrimonio di linfe d’amore. Comunanza senza limite: gioie che vanno a compensare i dolori, meriti che vanno a colmare le colpe, bilancia misteriosa di sangue d’amore… eh! Tu, tu, tu, che ami, lo so, tu che dici d’amare tanto non tardare a innestarti nell’albero, non tardare…
 
 4.La voce di un filosofo spiritualista francese: L. Lavelle
E’ il coraggio che fa i santi; e il coraggio non è nient’altro che la fiducia in una grazia che viene dall’alto e che è sempre presente, anche se noi non sempre sappiamo aprirci ad essa.
 
 5.La voce di una straordinaria contemplativa: Raissa Maritain
Camminare sulle acque, ecco la vocazione del cristiano. Senza nessun appoggio umano, nella fede pura, nella speranza e nella pura carità. Senza nessun sentimento, a volte, tenendo unicamente lo sguardo levato verso Dio…
 
6. Abramo ebbe fede sperando contro ogni speranza. E gli fu accreditato come giustizia.
 
 Ad Abramo Dio chiese prima di lasciare la sua terra e tutto il suo mondo, promettendogli un figlio che sarebbe diventato capostipite di un popolo da lui benedetto. Però poi, quando finalmente la moglie Sara ebbe Isacco, Dio pose Abramo di fronte a un incredibile obbedienza: quella di sacrificargli proprio quell unico figlio. È qui che Abramo credette a Dio, alla sua onnipotenza d’more. Credette al mistero “sperando contro ogni speranza” che fosse legata a ragionamenti solo umani.
E a quel credere sperando tutto dall’amore di Dio, il Signore rispose non solo conservandogli il figlio ma benedicendo in lui tutte le genti della terra.
Così Giuseppe, di cui il vangelo dice che era “uomo giusto”, credette sacrificando il suo diritto a consumare le nozze con Maria e ad avere da lei una sua prole. Credette! E silenziosamente divenne l’ombra del Padre Celeste nella casa di Nazareth, solo dedito a “servire” la divina maternità di Maria presso il Verbo di Dio fatto bambino.
 
7.La voce di un grande vescovo: mons. Tonino Bello
Maria ha puntato tutto sull’onnipotenza del Creatore. Tu, Giuseppe, hai scommesso tutto sulla fragilità di una creatura. Lei ha avuto più fede, ma tu hai avuto più speranza. La carità ha fatto il resto, in te e in lei.
 
Se una scala è troppo corta per raggiungere un oggetto posto in alto, un uomo che salga sul piolo più elevato non è più facilitato ad impossessarsene di quelli che sono sotto di lui. «Non v’è distinzione» abbiamo letto: il Giudeo, come il Greco, non raggiunge la gloria di Dio. Nessuno vi accede con la scala della propria giustizia: sarà sempre insufficiente.
La prova è data dal fatto che persino Abramo (v. 3) e Davide (v. 6), che incontestabilmente avrebbero avuto il diritto di stare in cima a questa scala delle opere, non se ne sono serviti per essere giustificati davanti a Dio. E se loro non l’hanno fatto, chi potrebbe pretendere di farlo? Per dimostrare meglio che la salvezza per grazia non ha alcun rapporto con le pretese carnali e «il vanto» del popolo giudeo (cap. 3:27), i v. 9 e 10 ricordano che il patriarca Abramo ha ricevuto la giustizia per fede prima del segno della circoncisione (Genesi 15:6; 17:24). Nel momento in cui Dio l’ha giustificato, egli era ancora simile ai pagani.
 
8.Per essere salvati, bisogna cominciare col riconoscersi colpevoli, ossia dichiararsi d’accordo con la sentenza divina pronunciata nel capitolo precedente. Dio giustifica «l’empio», e lui solo può farlo (v. 5; cfr. Matteo 9,12).
Se Dio è potente di effettuare ciò che ha promesso (v. 21), l’uomo, da parte sua, è totalmente impotente ad adempiere i suoi obblighi. Per questo le promesse fatte ad Abramo (e al cristiano) non comportano nessuna condizione; basta crederle. Tutte le circostanze sembravano contraddire ciò che Dio aveva assicurato ad Abramo. Ma lui «non vacillò per incredulità… essendo pienamente convinto» (v. 20,21). Da dove gli veniva questa fede incrollabile? Dal fatto che conosceva Colui che gli aveva fatto le promesse e gli accordava una totale fiducia.
 
La firma di una persona che rispettiamo ha per noi più valore di quella d’uno sconosciuto e garantisce i suoi impegni. La fede crede alle promesse perché crede a Dio che le ha fatte (v. 17 e 3; cfr. 2 Timoteo 1,12). Essa s’impossessa delle grandi verità affermate mediante la sua Parola: la morte del Signore Gesù per espiare i nostri errori, la sua resurrezione per darci una giustizia (v. 25).

Il ritiro spirituale pre-pasquale delle Suore di Gesù Redentoreultima modifica: 2012-03-28T23:59:00+02:00da pace2005
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